Gli obiettivi economici
L'Agenda e l'economia
Nel programma di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli obiettivi economici affrontano temi fondamentali per il futuro del pianeta: il lavoro, la crescita e l’innovazione (Goal 8 e Goal 9), i consumi (Goal 11 e Goal 12), le disuguaglianze (Goal 10). Si tratta di obiettivi che prendono in esame le ripercussioni delle attività produttive sull'ambiente e la società: i processi economici, a livello locale e globale, devono gestire le risorse naturali in un sistema efficace e attento alla sostenibilità ambientale e all’inclusione sociale. Questa prospettiva deve essere sostanziata dal rispetto dei diritti in tema di lavoro e occupazione per migliorare la qualità di vita dei cittadini.
Goal 8 - Lavoro dignitoso e crescita economica
Lo sviluppo economico va pensato secondo modelli economici che coniughino crescita e salvaguardia ambientale, garantendo inclusione ed equità nella distribuzione delle risorse e assicurando condizioni lavorative dignitose. L'Italia, dopo il trend positivo nel periodo 2015-2017, ha conosciuto un rallentamento della crescita del PIL pro capite. Questa tendenza si è accentuata in seguito alla crisi sanitaria: questo Goal è stato infatti uno dei più penalizzati dalla crisi dovuta alla pandemia, anche nel medio termine.
Il Goal 8 in Italia ha registrato fino al 2018 una tendenza moderatamente positiva (per esempio nella condizione generale economica della popolazione), pur presentando alcune importanti criticità nelle quote occupazionali. Nel 2020, con la pandemia, la crescita si è bruscamente arrestata per poi riprendere in maniera sostenuta negli anni seguenti: il biennio 2021-2022 ha registrato un'impennata del PIL e una forte riduzione della quota di NEET, che è scesa dal 23,7% al 19% (un valore comunque al di sopra della media europea).
L'indicatore ASviS
Nel quinquennio 2014-2019 l'indicatore ASviS registra un lento recupero rispetto alla crisi degli anni precedenti, grazie all’aumento dell’occupazione e del reddito disponibile. Il 2020, l'anno della pandemia, appare invece clamorosamente in ribasso, con previsioni incerte sull'andamento futuro in virtù delle instabilità del mercato nazionale e di quello internazionale. Negli anni successivi il tasso di occupazione dei 20-64enni è tornato a salire (64,8%), recuperando pienamente i livelli pre-pandemici, ma il divario con l’Europa rimane molto alto.
Qualitativamente, sul piano occupazionale, giovani e donne sono (e saranno) le categorie più colpite: le donne in media percepiscono ancora un salario inferiore a quello maschile (soprattutto a livello manageriale).
BUONE NOTIZIE. Il tasso di disoccupazione è diminuito di 1,4 punti percentuali, con buoni segnali per le giovani generazioni.
CATTIVE NOTIZIE. L'Italia presenta ancora significative quote di lavoro irregolare. Secondo i dati riferiti al 2022, la percentuale di occupati irregolari sul totale è pari al 12% (pari circa a 3 milioni di persone), concentrati soprattutto nel settore agricolo, nelle attività artistiche e nei servizi di assistenza alle famiglie. Questa percentuale è in aumento rispetto a dieci anni fa.
Goal 9 - Imprese, innovazione e infrastrutture
Le dotazioni infrastrutturali, la capacità innovativa e di ricerca e l'industrializzazione possono essere elementi decisivi per uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Se nel mondo le imprese ad alta tecnologia sono sempre più importanti, anche l'Italia presenta una tendenza in rialzo negli indicatori relativi alla digitalizzazione e alle infrastrutture tecnologiche (nel nostro Paese l'investimento in innovazione è soprattutto attuato dal settore privato).
Va segnalato però che in Italia la quota degli investimenti in ricerca e sviluppo è significativamente inferiore rispetto a quella dei principali Paesi europei: la spesa italiana per la ricerca e lo sviluppo è scesa nel 2022 e l’Italia è 18° su 27 Paesi per percentuale di PIL investito nelle attività orientate ad aumentare il potenziale competitivo ed economico.
Il Goal 9 in Italia, pur con qualche nota positiva (diffusione di Internet e imprese che utilizzano tecnologie avanzate), rivela un Paese che fatica a innovare e si mantiene al di sotto della media europea. C’è bisogno di un’innovazione tecnologica per l’Italia del futuro.
L'indicatore ASviS
Tra il 2010 e il 2019 l'indicatore ASviS registra un costante miglioramento. In particolare i settori che raggiungono obiettivi significativi sono la diffusione della banda larga tra le famiglie e la specializzazione tecnologica nei settori produttivi. Nel nostro Paese poi c’è la più alta quota di aziende che attivano progetti di collaborazione tra startup (80,4%). D'altra parte si registra un certo ritardo nella transizione digitale secondo gli obiettivi dell'Agenda.
BUONE NOTIZIE. È stato varato un programma per il triennio 2023-2026 (Strategia italiana per la Banda Ultra Larga) per il consolidamento infrastrutturale di reti fisse e mobili, con lo scopo di sviluppare infrastrutture di nuova generazione.
CATTIVE NOTIZIE. I livelli di competenza nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono molto bassi rispetto agli altri Paesi europei: nel 2021 la percentuale dei lavoratori con conoscenze digitali di base in Italia era pari al 58,6% (in Francia al 70,4%).
Goal 11 - Città e comunità sostenibili
Ormai metà della popolazione mondiale (e i tre quarti di quella europea) vive in aree urbane: per questo le città svolgono un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda. Le città sono i luoghi responsabili della pressione ambientale con lo sfruttamento esagerato delle risorse e la produzione sovrabbondante di scarti e rifiuti, oltre ai problemi legati all'inquinamento e alla mobilità.
In Italia sono ancora scarsi i segni di una piena vivibilità delle città. Tra i dati più significativi c'è la difficoltà a decollare della mobilità sostenibile: l’automobile resta ancora il mezzo di trasporto dominante e nel 2022, per la prima volta, il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni, con un aumento del +19% negli ultimi 20 anni.
Inoltre la mobilità pedonale (dopo la crescita del periodo del COVID-19) ha rapidamente perso consistenza, come anche la mobilità ciclistica e la micromobilità, passate al 4,7% nel 2022 e al 3,8% nel 2023. Il trasporto pubblico, dopo l'inevitabile crollo del 2020, ha recuperato, ma è ancora molto lontano dai livelli pre-Covid.
Il Goal 11 in Italia non conosce traguardi significativi e il suo raggiungimento presenta in generale aspetti di criticità. La crisi pandemica ha determinato l'accentuarsi di alcuni fenomeni incoerenti con uno sviluppo sostenibile, come per esempio, l'aumento nell'utilizzo di mezzi di trasporto privato, fenomeno persistente anche negli anni successivi.
L'indicatore ASviS
L'attuale situazione urbana in Italia risulta simile a quella del 2010, ma dal 2015 la tendenza è andata via via migliorando in virtù di alcune pratiche sostenibili, per esempio: la gestione dei rifiuti urbani, in calo dell'1,8% rispetto al 2021; l'incremento della raccolta differenziata (64%); il riciclo dei rifiuti urbani, che sfiora il 50%.
In generale, però, l'Italia è sotto la media degli altri Paesi UE e richiede quindi significativi investimenti in riqualificazione energetica, mobilità sostenibile e rigenerazione delle periferie.
BUONE NOTIZIE. Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di PM 10 e PM 2.5, con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022.
CATTIVE NOTIZIE. Nonostante le buone notizie, l’inquinamento atmosferico è ancora molto elevato nel nostro Paese, specialmente nelle grandi città e particolarmente nella Pianura Padana: nel 2022, le morti premature attribuibili a questa causa sono state circa 60.000.
Goal 12 - Consumo e produzioni responsabili
I modelli di produzione e consumo sostenibile sono essenziali per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda. Ridurre l’impronta ecologica dei sistemi socio-economici e adottare stili di consumo responsabile possono infatti contribuire anche al miglioramento degli standard di vita e al contrasto della povertà.
L'Italia mostra un andamento storico generalmente positivo, anche se non privo di qualche contraddizione. Se infatti si migliora nella gestione ecologica dei rifiuti, questi ultimi vengono prodotti in misura maggiore rispetto al passato.
Il Goal 12 in Italia negli ultimi anni ha conosciuto una costante tendenza positiva e risulta essere uno degli obiettivi più performanti nel nostro Paese, pur presentando aspetti critici (smaltimento di rifiuti speciali, aumento delle emissioni inquinanti). Nel 2020 la crisi dovuta alla pandemia di COVID-19 ha accelerato alcuni dei processi virtuosi legati alla produzione e al consumo sostenibile, anche se gli anni successivi hanno conosciuto un’inversione di tendenza: è risalito infatti il consumo materiale pro capite (+11,7%).
L'indicatore ASviS
Secondo l'indicatore ASviS l’Italia registra interessanti progressi nella percentuale di riciclo dei rifiuti, che non raggiunge ma si avvicina molto al target europeo previsto per il 2020. Anche nell’indice di circolarità delle risorse materiali si hanno risultati soddisfacenti: la quota di materie prime ritrattate e immesse nuovamente nel circolo economico ammonta al 17,7% contro la media UE dell'11%.
L'andamento positivo si registra soprattutto tra il 2010 e il 2019 ed è dovuto in gran parte all'attivazione di processi produttivi circolari e alle pratiche del riciclo e del riuso. Dopo il rallentamento della pandemia, l’Italia ha mantenuto una posizione virtuosa in ambito europeo grazie alla percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani del 54,4% (2020) e alla percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani del 64% (2021).
Nel corso degli ultimi anni inoltre è cresciuta nella società e nell’imprenditoria italiana la consapevolezza che solo un’innovazione rivolta alla dimensione tecnologica, all’aumento di produttività e alla riduzione del consumo di risorse naturali è in grado di rimettere in moto uno sviluppo economico significativo.
BUONE NOTIZIE. Negli ultimi tre anni, quasi la metà della popolazione ha dichiarato l’acquisto di un prodotto usato e più di un terzo l’acquisto di un prodotto rigenerato o ricondizionato.
CATTIVE NOTIZIE. La crescente attenzione alla sostenibilità da parte delle imprese e dei consumatori ha generato il fenomeno del greenwashing, la tendenza da parte dei venditori di beni e servizi a enfatizzare nella comunicazione e nella pubblicità i comportamenti “sostenibili”, al di là della realtà.
Goal 10 - Ridurre le disuguaglianze
L'umanità è ancora penalizzata da disuguaglianze riguardanti reddito, sesso, età, etnia, classe, religione, abilità e opportunità. Le politiche e le legislazioni nazionali devono tendere all'inclusione e all'eliminazione di ogni tipo di gap. Tra i fenomeni più evidenti c'è quello della ingiusta distribuzione della ricchezza: in molti Paesi, come anche in Italia, cresce la ricchezza in possesso di piccole percentuali della popolazione, mentre si allargano le fasce a rischio di povertà.
Nel nostro Paese, a partire dal 2015, è migliorata leggermente la situazione reddituale della fascia più povera della popolazione, ma negli ultimi anni il contesto di emergenza socio-sanitaria ha aumentato il rischio di povertà, evidenziando anche le disparità territoriali e il divario di genere.
Il Goal 10 in Italia è dunque lontano dall'essere raggiunto (l’Italia si colloca al terzultimo posto della classifica europea). L'incertezza economica e il rischio di povertà colpiscono i segmenti più fragili, per esempio gli anziani non più "produttivi" e i giovani e gli stranieri in cerca di occupazione.
L'indicatore ASviS
L'indicatore ASviS mostra in Italia una società ingiusta, anche rispetto alla media dei Paesi UE. Uno degli elementi più importanti che contribuiscono a questa situazione è legato al reddito disponibile e alla sua distribuzione. Nel 2022, in Italia, la quota di persone regolarmente occupate a rischio povertà è pari all’11,5%, contro una media europea dell’8,5%. Ne esce la fotografia di un Paese fragile, con diffuse sacche di povertà e disagio sociale.
BUONE NOTIZIE. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) intende ridurre i divari territoriali, di genere e intergenerazionali, con riforme e investimenti volti a incidere sulle disuguaglianze e sulla qualità dell’accesso ai servizi essenziali.
CATTIVE NOTIZIE. Nel 2020 il 50% meno ricco delle famiglie possedeva solo l’8% del patrimonio netto complessivo.