8 - Lavoro dignitoso e crescita economica
Lavoro e crescita, a che punto siamo?
Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti è il Goal 8 indicato dall’Agenda 2030. Nei primi decenni del XXI secolo, soprattutto in occasione della pandemia di COVID-19, l’impatto delle crisi economiche e dei conseguenti dissesti sociali ha dimostrato la necessità di considerare centrali questi aspetti per il raggiungimento di un benessere globale e sostenibile.
La crescita economica c’è, ma non basta
L'economia globale ha una crescita lenta, limitata com'è da un'inflazione persistente, da tassi di interesse in aumento e da una situazione geopolitica incerta che non aiuta i mercati.
L'andamento del PIL mondiale pro capite rappresenta significativamente questa situazione: è aumentato dell'1,8% annuo dal 2015 al 2019, per poi calare bruscamente del 4,1% nel 2020, a causa della pandemia COVID-19. Poi nel 2021 la ripresa ha portato un consistente aumento del 5,2%, per poi rallentare nuovamente nel 2022 (2,2%) e nel 2023 (1,4%). Un andamento altalenante, in sostanziale calo.
Nei Paesi a basso reddito la crescita economica è stata costante fino al 2007 ma ha poi rallentato per le crisi economiche di inizio secolo. Con la pandemia si sono registrati valori negativi di decrescita (-5%) che sono stati recuperati gradualmente negli anni successivi: 2020 (0,2%), 2021 (2,8%), 2022 (4,3%), 2023 (4,1%). Si stima che la crescita riprenderà, con un tasso annuale del 5,2%.
In realtà l'obiettivo prefissato dall’Agenda del 7% è ancora lontano. La tendenza alla crescita comunque lascia ben sperare, anche per quanto riguarda i dati relativi al PIL pro capite — un indicatore del tenore di vita.
Occupazione e disuguaglianze
Dopo la crisi economica globale del 2008 e la pandemia di COVID-19, nel campo dell’occupazione si sono registrati segnali di ripresa. Il difficile contesto economico ha spinto molti lavoratori verso l'occupazione informale, che può generare situazioni di precarietà e insicurezza economica. La pandemia inoltre ha ridisegnato in parte l'organizzazione e la gestione del lavoro, diffondendo modelli più flessibili.
Come mostra il grafico dell'Organizzazione internazionale del lavoro, il tasso di disoccupazione globale è in costante calo (eccetto che nell'anno della pandemia), anche se la disoccupazione giovanile continua a essere superiore a quella degli adulti. I giovani hanno una probabilità tre volte maggiore di essere disoccupati rispetto agli adulti: infatti secondo il rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro “Prospettive occupazionali e sociali nel mondo: Tendenze 2024”, il tasso di disoccupazione giovanile corrisponde circa al 13,3% rispetto al 3,9% degli adulti e al 5,1% globale.
Il tasso rimane inoltre alto nelle aree meno sviluppate del pianeta, ai margini dei mercati più ricchi. Infatti, mentre i tassi di disoccupazione in Asia centrale e meridionale sono al 3,2%, in America Latina toccano l’8% e addirittura nell’Africa del Nord e nell’Asia occidentale il 9,9%.
Lavoro e crescita, che fare?
Nel programma di sviluppo sostenibile, il Goal 8 è un obiettivo strategico perché è strettamente connesso con altri Goal: raggiungere i traguardi prefissati in campo economico e lavorativo significa rendere virtuoso l’intero processo, creando lavori dignitosi per tutti e migliorando gli standard di vita.
L’High-level Political Forum 2023 ha ribadito la centralità della dimensione lavorativa ed economica all’interno dell’Agenda 2030. Il raggiungimento dell’obiettivo economico è strettamente connesso con gli aspetti legati all’ambiente, al clima e ai diritti dei lavoratori ed è vitale per le ambizioni dell’Agenda.
Un obiettivo strategico
Crescita inclusiva e lavoro dignitoso sono legati per esempio al Goal 3, perché migliori condizioni di lavoro permettono di ridurre le malattie professionali, quelle legate alla mancanza di igiene e i possibili incidenti. Così come c’è una stretta relazione con il Goal 4, perché un’istruzione migliore, soprattutto sulle nuove tecnologie, favorisce lo sviluppo economico e l’accesso a posti di lavoro di qualità. Anche il Goal 13 può essere connesso con l’obiettivo di una crescita sostenibile, dato l’elevato contributo delle attività economiche all’inquinamento.
Per raggiungere gli obiettivi di crescita economica nei Paesi meno sviluppati è necessario quindi intervenire su più fronti, non solamente su quelli di carattere economico-finanziario. Per esempio:
- bisogna incentivare le politiche di sostegno alle opportunità di lavoro per i giovani;
- ridurre le disuguaglianze tra le aree geografiche;
- attuare interventi normativi per eliminare le differenze di genere nell’accesso al lavoro;
- promuovere un ambiente sicuro e protetto per tutti i lavoratori;
- sviluppare politiche lavorative in termini di sostenibilità sociale e ambientale.
Piccoli progetti per grandi obiettivi
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) promuove numerosi progetti a favore dell’occupazione e della crescita economica nelle aree colpite da crisi economiche o catastrofi naturali. Si tratta di microprogetti che possono però rigenerare zone depresse e restituire dignità e ricchezza a intere popolazioni.
In Myanmar, a tre anni dal golpe militare, la popolazione vive l'insicurezza e la disperazione che continuano a regnare nella vita di tutti i giorni. La crisi economica ha gettato il Paese nello scompiglio, annullando redditi e posti di lavoro e penalizzando i servizi pubblici. Tutto questo si ripercuote su milioni di persone che lottano per sopravvivere ogni giorno. Il tasso di crescita ha toccato il fondo e non mostra segni di ripresa: per il 2024 la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso il tasso crescita dal 3% all'1%.
Tuttavia, nonostante le incredibili difficoltà, la popolazione del Myanmar sta cercando di migliorare la propria vita, avviando nuove attività e lottando per proteggere le preziose mangrovie del Paese. L'UNDP sostiene concretamente questi sforzi. In particolare è vicino ai piccoli agricoltori, in lotta con l'aumento dei prezzi di sementi e fertilizzanti. L'UNDP li sostiene economicamente per fornire l'irrigazione supplementare a energia solare necessaria per la coltivazione di riso, aglio, pomodori e peperoncini, e per offrire tecniche per ridurre la quantità di fertilizzante necessaria per ottenere colture sane.
Il lavoro minorile
Nel mondo del lavoro, la categoria maggiormente a rischio è la schiera di minori costretti a lavori pesanti, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nel Medio Oriente. Secondo i dati dell’Unicef, 160 milioni di bambini - quasi 1 bambino su 10 - sono ancora impiegati nel lavoro minorile.
Questi bambini, tra i 5 e i 14 anni, abbandonano la scuola perché coinvolti nel lavoro domestico, nella raccolta di acqua e legna da ardere, o nel lavori nei campi, ma anche costretti a trasformarsi in soldati. Una piaga che deve essere debellata al più presto e che rallenta il processo di sviluppo e benessere a livello globale.
Politiche sociali attente all'infanzia, soprattutto se sostenute da finanziamenti sostenibili ed equi, combattono le cause profonde del lavoro minorile, riducono il numero di bambini che lavorano e aumentano le iscrizioni a scuola.
I traguardi
L’Agenda 2030 ha suddiviso questo Goal in 12 target. Entro il 2030 (e in alcuni casi il 2020) si chiede di:
8.1 Sostenere la crescita economica pro-capite e almeno il 7% di crescita annua del PIL nei Paesi meno sviluppati.
8.2 Aumentare la produttività economica con la diversificazione, l’aggiornamento tecnologico e l’innovazione.
8.3 Promuovere politiche che supportino le attività produttive, creazione di lavoro dignitoso, imprenditorialità, creatività e innovazione; favorire la crescita delle micro, piccole e medie imprese, anche attraverso l’accesso ai servizi finanziari.
8.4 Scindere per quanto possibile la crescita economica dal degrado ambientale, in conformità con il quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibili.
8.5 Raggiungere la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti (donne, uomini, giovani, disabili) e la parità di retribuzione per lavoro di pari valore.
8.6 Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati che non seguano un corso di studi o di formazione.
8.7 Adottare misure per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani, eliminare il lavoro minorile (inclusi i bambini-soldato) e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme.
8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti i lavoratori.
8.9 Elaborare e attuare politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali.
8.10 Rafforzare la capacità delle istituzioni finanziarie nazionali per incoraggiare e ampliare l’accesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti.
8.a Aumentare gli aiuti per il sostegno al commercio per i Paesi in via di sviluppo, in particolare i Paesi meno sviluppati.
8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativa una strategia globale per l’occupazione giovanile e l’attuazione del “Patto globale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro” (ILO).
Focus - Crescita e gender gap
Il Goal 8 presenta aspetti non sempre compatibili tra loro. Lo sviluppo economico e la crescita del PIL, infatti, spesso non vanno di pari passo con un'equa distribuzione della ricchezza (sviluppo umano e benessere). Oltre alle disparità legate all’età (i giovani sono molto più colpiti dalla disoccupazione degli adulti), un altro aspetto allarmante riguarda le differenze di genere.
A livello globale, nel 2022, quasi 1 giovane su 4 (23,5% o 289 milioni) non ha frequentato un corso di istruzione, lavoro o formazione (NEET). La quota delle donne è stata del 32,1%, mentre quella degli uomini del 15,4%. Ciò significa che quasi 1 donna su 3 non ha accesso all'istruzione e al mondo del lavoro, e che le giovani donne hanno più del doppio delle probabilità rispetto ai giovani uomini di non avere un'istruzione, un impiego o una formazione.
A livello geografico, particolarmente colpite da questo fenomeno sono il Centro e Sud asiatico (con una percentuale altissima di NEET donne, quasi il 50%) e l'Africa settentrionale e occidentale (circa il 40%).
Una situazione ingiusta che anche a livello economico conferma questo distacco: gli uomini guadagnano in media il 12% in più rispetto alle donne, una differenza retributiva che è molto più sensibile se riferita alle posizioni manageriali (20%).
In estrema sintesi, nel mondo le donne sono meno pagate e vengono penalizzate maggiormente nell’accesso al mondo lavorativo, vedendosi precludere autonomia economica e realizzazione personale.