9 - Innovazione, infrastrutture e imprese sostenibili

Innovazione, infrastrutture, imprese, a che punto siamo?

Il Goal 9 dell’Agenda 2030 riguarda tre elementi indispensabili per lo sviluppo di un Paese; diversi ma strettamente collegati: innovazione, infrastrutture e imprenditoria. Le reti delle infrastrutture, dai trasporti (auto, treni, aerei) alle reti idriche ed energetiche, a quelle dell’informazione e della comunicazione (internet, telefonia, radio, TV…), sono alla base della crescita socio-economica. Il loro sviluppo e la loro capacità di adattarsi al cambiamento rivestono un ruolo essenziale, in particolare per il settore delle imprese e della produzione industriale, chiamato ad aggiornarsi con tecnologie innovative sempre più efficienti e sostenibili, in grado di migliorare le condizioni di vita pur salvaguardando l’ambiente.

Guardando il mondo da questa prospettiva, i dati non sono confortanti. La rete igienico-sanitaria di base non è accessibile a oltre 2 miliardi di persone; in alcuni Paesi africani, la carenza di infrastrutture riduce drasticamente la produttività delle aziende; 840 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo non godono della fornitura costante di elettricità; oltre 2 miliardi di persone non hanno ancora accesso a Internet (in gran parte nei Paesi in via di sviluppo).

Produzione high-tech e investimenti nella ricerca

Lo sviluppo di tecnologie avanzate è aumentato negli ultimi anni in tutto il mondo. Un progresso costante, che però conosce grandi differenze regionali. Il grafico dell'UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale) mostra la quota del valore economico derivante da produzioni dell'industria a media e alta tecnologia.

I valori più alti si registrano nell'Asia orientale e sudorientale, in Europa e nel Nord America, che assorbono circa la metà del valore di mercato proviene da settori ad alta tecnologia. Invece in Africa e nell'America centro-meridionale questa quota corrisponde mediamente a valori che si aggirano attorno al 20-30%.

Grandi progressi globali si sono registrati anche negli investimenti nella ricerca: la spesa globale per la ricerca e lo sviluppo in percentuale sul PIL è passata dall'1,69% del 2015 all'1,93% del 2020. Tuttavia, si registrano forti differenze differenze regionali. L'Europa e l'America settentrionale, e l'Asia orientale e sudorientale sono in testa, rispettivamente con una spesa per ricerca e sviluppo del 2,62% e del 2,31% del PIL. Invece molte regioni spendono ancora meno dell’1% del PIL: 0,32% nell'Africa sub-sahariana, 0,90% nell'Africa settentrionale e nell'Asia occidentale. 

Il numero di ricercatori per milione di abitanti è aumentato nel mondo: da 1.022 nel 2010 e 1.160 nel 2015 a 1.342 nel 2020. Tuttavia, le donne rappresentano solo il 31,2% dei ricercatori globali. 

La spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al PIL (percentuale), dal 2015 al 2020. (Fonte: The Sustainable Development Goals Report 2023)

L’accesso digitale

Oggi non c’è quasi angolo del pianeta che non sia coperto dalla rete telefonica. Nel 2022, la copertura della rete mobile (di livello 3G o superiore) era disponibile per il 95% della popolazione mondiale, con un aumento significativo rispetto al 78% del 2015.

Tuttavia non tutte le persone sono nelle condizioni di sfruttare queste risorse. I costi di accesso alle reti rimangono troppo elevati per molti, in particolare per le fasce più svantaggiate. Oggi gran parte della popolazione mondiale utilizza Internet, ma con tassi decisamente molto bassi nei Paesi a basso e medio reddito. Infatti, attualmente la copertura supera il 90% della popolazione nella maggior parte delle regioni: solo l'America Latina e i Caraibi, l'Africa settentrionale e l'Asia occidentale, alcune aree remote dell'Oceania e l'Africa subsahariana rimangono al di sotto di questa soglia.

Percentuale di popolazione (percentuale) coperta da una rete mobile, nel 2022. (Fonte: The Sustainable Development Goals Report 2023)

Questi dati evidenziano che la situazione globale è molto squilibrata. Nei Paesi in via di sviluppo la carenza delle infrastrutture (reti elettriche, idriche, di trasporto, di comunicazione…) limita l’accesso a mercati e alla possibilità di formazione, riduce i posti di lavoro e impedisce la crescita delle imprese piccole e medie, importanti nei primi stadi dell’industrializzazione. In questi Paesi meno di un terzo della produzione agricola locale viene lavorato, mentre nei Paesi ad alto reddito si arriva al 98%: nei Paesi poveri vi sarebbero quindi ampi spazi per la nascita di industrie locali agroalimentari.

Innovazione, infrastrutture, imprese, che fare?

Un’imprenditoria sostenibile, insieme all'innovazione tecnologica e alle infrastrutture, può innescare dinamiche economiche positive, che generano occupazione e reddito. Per esempio possono facilitare gli scambi e le attività commerciali a livello globale e consentire l'uso efficiente delle risorse.

Il potenziale è enorme in questo campo e la strada da percorrere è ancora lunga. In particolare i Paesi meno sviluppati hanno un gap produttivo e di investimento che impedisce il loro reale sviluppo socio-economico.

L'innovazione green e di frontiera

Il Rapporto sulla tecnologia e l'innovazione 2023 (pubblicato dall'UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) sottolinea soprattutto le opportunità che l'innovazione green - beni e servizi con una minore impronta di carbonio - offre ai Paesi in via di sviluppo per stimolare la crescita economica e migliorare le capacità tecnologiche. Lo studio si sofferma anche sulle cosiddette "tecnologie di frontiera", come l'intelligenza artificiale, l'Internet delle cose e i veicoli elettrici, con il loro potenziale di innovazione e di creazione di posti di lavoro.

Queste innovazioni radicali (in grande accelerazione nel dopo pandemia) possono essere l'occasione per i Paesi in via di sviluppo per appropriarsi di una parte del valore generato da queste tecnologie e di utilizzarlo per far crescere le loro economie, renderle più resistenti agli shock e ridurre le disuguaglianze.

Va detto infine che, per sfruttare l'innovazione tecnologica, occorrono forti politiche per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo e aumentare il numero di ricercatori, soprattutto nelle economie a medio e basso reddito.

I progetti delle Nazioni Unite

Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) ha avviato progetti nei Paesi in via di sviluppo per migliorare le infrastrutture e favorire lo sviluppo con il supporto della tecnologia.

Un esempio è l’utilizzo di strumentazioni informatiche contro la malaria in Guinea-Bissau. In questo Paese, in cui la malaria è la principale causa di morte per le donne in gravidanza e i bambini sotto i cinque anni, un’iniziativa tecnologica ha creato il presupposto per contrastare la diffusione della malaria salvando vite umane.

Grazie alla fornitura di tablet e smartphone e a software dedicati, gli ospedali sono in grado di monitorare i casi sospetti e digitalizzare i dati condividendoli con i centri di ricerca e le strutture sanitarie del Paese. In questo modo gli interventi di prevenzione o di cura vengono stabiliti con maggior precisione ed efficacia.

I traguardi

L’Agenda 2030 ha suddiviso questo Goal in 8 target, che, oltre a allargare l’accesso alle reti delle infrastrutture globali a tutti i Paesi a medio e basso reddito, puntano a innalzare il livello tecnologico e favorire la nascita di nuove imprese. Entro il 2030 si chiede di:

9.1   Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti, con particolare attenzione ad un accesso equo e conveniente per tutti.

9.2   Promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile e aumentare l’occupazione nell’industria e il prodotto interno lordo (raddoppiare la quota nei paesi meno sviluppati).

9.3   Incrementare l’accesso delle piccole e medie imprese ai servizi finanziari e la loro integrazione nell’indotto e nei mercati.

9.4   Migliorare le infrastrutture e riconfigurare in modo sostenibile le industrie, aumentando l’efficienza e adottando tecnologie più sane per l’ambiente.

9.5   Potenziare la ricerca scientifica, migliorare le capacità tecnologiche, incoraggiare le innovazioni e incrementare considerevolmente la quota di impiegati nel settore della ricerca e dello sviluppo e la spesa per la ricerca e per lo sviluppo.

9.a   Facilitare la formazione di infrastrutture sostenibili e resilienti negli Stati in via di sviluppo tramite un supporto finanziario, tecnico e tecnologico rinforzato.

9.b   Supportare lo sviluppo tecnologico interno, la ricerca e l’innovazione nei paesi in via di sviluppo.

9.c   Aumentare in modo significativo l’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione e fornire ai Paesi meno sviluppati un accesso a Internet universale ed economico.

Focus - Agenda 2030 e Intelligenza artificiale

Pensare che l’Intelligenza artificiale (AI) possa aiutare a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 non è un’utopia. Il McKinsey Global Institute, istituto di ricerca economica, ha evidenziato come l'AI potrebbe introdurre cambiamenti senza precedenti nel modo di lavorare, produrre e vivere. La rivoluzione dell'AI è ancora agli inizi e il suo impatto maggiore sui sistemi economici deve ancora arrivare.

Per determinare l'influenza dell'AI sull'economia il McKinsey Global Institute ha esaminato cinque categorie di applicazioni:

  • computer vision;
  • linguaggio naturale;
  • assistenti virtuali;
  • automazione dei processi robotici;
  • apprendimento automatico avanzato.

Queste applicazioni trovano - e troveranno sempre di più - applicazione in diversi settori produttivi e possono contribuire a vario titolo al raggiungimento dei 17 Goal dell’Agenda 2030.

Aree di utilizzo dell’AI da parte del McKinsey Global Institute in relazione alle aree di intervento dell’Agenda 2030 (Fonte: McKinsey Global Institute, 2023)

In particolare l’AI interviene negli obiettivi che riguardano la salute. Per esempio, per prevenire il diabete, le persone a rischio potrebbero essere aiutate da un dispositivo AI portatile in grado di rilevare i primi segni della malattia attraverso la rilevazione e l’elaborazione dei dati della frequenza cardiaca. Oppure l'Intelligenza artificiale potrebbe analizzare le immagini di uno smartphone per distinguere tra una lesione cutanea benigna da un melanoma, aiutando così nella diagnosi chi non ha accesso a una visita dermatologica. Infine, milioni di ipovedenti in tutto il mondo, la maggior parte dei quali vive nei Paesi in via di sviluppo, potrebbero essere supportati da un’applicazione che sfrutta l’AI per riconoscere gli amici e descrivere persone e oggetti particolari, come le banconote.

Certamente l’AI non risolverà tutti i problemi dell’umanità, ma un suo uso responsabile (e non solo commerciale) ha un grandissimo potenziale per affrontare le emergenze locali e planetarie in modo innovativo ed efficace.